Articolo scritto per “The Procurement”
Supply Chain e Business Continuity: si...può...fare!
La crisi globale che stiamo vivendo ha imposto una riflessione sull’importanza di garantire la continuità della supply chain. La pandemia e le sue conseguenze, unitamente all'aumento dei prezzi delle materie prime e alla loro scarsa reperibilità, alla guerra in Ucraina, hanno portato a una maggiore incertezza e al conseguente rischio di discontinuità che ha impattato non poco sulla continuità della catena di approvvigionamento.
Metaforicamente, viviamo in una savana dove il pericolo non è più rappresentato da leoni, che possono essere avvistati e dai quali ci si può al limite difendere, ma da rinoceronti che, da un momento all’altro, possono irrompere e distruggere tutto ciò che abbiamo costruito. In questa savana piena di pericoli, con il concreto rischio di un evento dirompente che potrebbe in ogni momento causare gravi danni si muove la supply chain.
Le incognite che accompagnano il 2023 rendono ancora più precario il sistema, insieme a un cambiamento nelle modalità di lavoro (smart working) e alle difficoltà nel reperire competenze tecniche.
The butterfly effect
Inoltre, la globalizzazione ha come contraltare alcuni effetti dirompenti. Il fatto che un singolo evento, anche lontano, possa causare una reazione a catena di proporzione incredibili è sempre stato raccontato con il c.d. butterfly effect, secondo il quale il minimo battito d'ali di una farfalla è potenzialmente in grado di provocare un uragano dall'altra parte del mondo. In effetti, quando la Cina ha bloccato la spedizione di materie prime per il COVID-19, è significativo l’impatto sulla produzione in tutto il mondo. Anche l’attacco hacker ai sistemi informatici che aveva causato il blocco dei voli negli Stati Uniti, con il traffico aereo ripristinato solo dopo molte ore, lasciò molte persone bloccate in aeroporto per giorni, prima che tutto ritornasse alla normalità.
La dimensione gioca a volte a sfavore della rapidità di reazione in situazioni di emergenza, rendendo il problema ancora più complesso da gestire. La somma di tanti fattori di rischio crea infatti una discontinuità che cresce in modo non lineare ma esponenziale e per questo richiede un’attenzione costante.
La sfida è quella di trovare soluzioni rapide ed efficaci per prevenire tali situazioni e proteggere la supply chain. Sì, va bene, ma come? Come possiamo gestire al meglio garantendo la continuità?
Tool Kit
Diventa cruciale quindi, in primo luogo, l’adozione di strumenti per monitorare costantemente la catena del valore, i rischi e le criticità. Non che prima non fosse importante ma oggi è vitale. É necessario infatti adottare una cadenza molto più ricorrente, sino a una verifica settimanale.
Questo perché la lettura dei trend in logica predittiva permette una maggiore velocità nella presa di decisioni che, unita ad un piano di contenimento danni, può davvero fare la differenza. Serve essere in grado di gestire ed attuare azioni alternative, soprattutto di fronte ad eventi inattesi, e rivedere la catena del valore in funzione dell’evolversi delle diverse situazioni. Allenarsi quindi a prendere decisioni velocemente, con piani di contenimento danni nel caso di eventi dirompenti ed imprevisti, tramite, ad esempio Stress Test o Crash Test. Questa metodologia di monitoraggio dei processi di gestione delle emergenze in logica di continuità, spesso utilizzata da Risorsa Uomo in fase di consulenza, prende il nome di “strategia della catastrofe”: analizziamo tutto ciò che può non funzionare creando di conseguenza dei piani di contenimento da attivare in caso di imprevisti.
Anche la gestione della variabilità del lead time può aiutare a garantire continuità negli approvvigionamenti. Oggi il ricorso a strategie just in time è più rischioso, anche se, così facendo, aumenteremo il capitale circolante e i costi di magazzino. È strategica la ricerca di un punto di equilibrio tra le due logiche finanziaria e produttiva.
Mappare i fornitori critici e individuare fornitori alternativi, concentrare la produzione su prodotti in grado di garantire la continuità e individuare le criticità per singolo settore sono le azioni da inserire nel piano di continuità. Anche creare sistemi di indicizzazione ponderata sui prezzi delle materie prime, carburante, costo del lavoro lavoro e cambio valuta, facendo delle azioni compensative e infine prevedere l’utilizzo di fondi governativi per le competenze
digitali per fare diventare la supply chain sempre più scalabile.
Se è chiaro a tutti, e non da ieri, che globalizzazione e interconnessione dei mercati hanno reso la supply chain un elemento critico per il successo (e a volte per la stessa sopravvivenza), la capacità di adottare strategie mirate, analizzare i rischi, sviluppare piani di Business Continuity e implementare soluzioni innovative, sono diventate competenze fondamentali per i responsabili della supply chain.
La visione globale della catena del valore, la profonda comprensione del contesto in cui l’impresa opera sono skills primarie al pari delle competenze tecniche.
Non è una sfida da sottovalutare ma un approccio olistico e una costante attenzione ai cambiamenti e con le giuste strategie e competenze può garantire continuità, creando così un vantaggio competitivo duraturo.